18 aprile 2009

La libera informazione tra gli articoli della Costituzione e le opportunità di internet

Grazie alla sempre più crescente diffusione di internet e alla sua maggiore accessibilità si rischia di mandare in crisi molti mestieri, fortunatamente tra questi c’è quello del giornalista. Si sviluppano social network come facebook o twitter e sorgono in continuazione blog, o siti personali in cui la gente comunica, si informa, si scambia informazioni, si confronta; tutte attività bilaterali in cui si interagisce a differenza dei mass media in cui c’è un’azione unilaterale. Tutto questo sta mettendo in seria crisi la casta giornalistica che grida al rischio anarchia. Ma è davvero così?
Prima dell’avvento di internet l’informazione in senso stretto era quasi esclusivamente unilaterale e di natura professionale mentre con la diffusione del web si sta sviluppando un‘informazione spontanea e a “doppio senso” perché i ruoli di mittenti e destinatari si scambiano continuamente e per questo definita da molti “comunicazione interattiva”.
L'informazione spontanea ha come solo punto di riferimento la libertà di espressione, sancita dall'art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, in Italia dall'articolo 21 della Costituzione e negli USA dal Primo Emendamento della Costituzione (solo per citare i fondamenti più significativi di questo diritto). Da questa premessa discende l'impossibilità di porre alcun vincolo, alcuna regola, alcun requisito all'informazione spontanea se non quello dell’utilizzo per la commissione di illeciti. Qualsiasi tentativo di introdurre limiti, distinzioni, o regole di qualsiasi genere si scontrerebbe con la natura stessa della Rete.
L'informazione professionale invece è regolata da leggi, codici, regole scritte e non. Fare informazione avendo una tessera che qualifichi l'attività come "professionale", significa saper trovare le notizie, cercare di capirle, cercare le conferme, seguire e approfondire i fatti, interpretarli, raccontarli e commentarli in forma chiara e corretta, avendo la consapevolezza degli effetti che l'informazione può avere sul pubblico. Dunque fare informazione come attività professionale significa assumersi la responsabilità di fornire in modo chiaro informazioni corrette, verificate, interessanti e comprensibili. L'informazione professionale, oggi in Italia, soddisfa davvero questi requisiti? Oppure entrano inesorabilmente in gioco altri fattori? Primo su tutti l’interesse economico e il conflitto d’interessi gravano pesantemente sulla professione giornalistica visto che spesso l’analizzare criticamente un fatto si scontra con l’interesse dell’editore per il quale si lavora.
La verità è che in generale c’è buona e cattiva informazione, online e offline, ma di sicuro non è la qualifica di “professionale” che aiuta a distinguere l'una dall'altra. Oggi si può affermare con assoluta certezze che l'informazione spontanea in rete si presenta con tutte le carte in regola per essere qualificata più attendibile di quella cosiddetta professionale perché alla lunga è il pubblico che decide e attribuisce il vero marchio di qualità all'informazione che lo merita senza bisogno di alcun “distintivo”. Basta tener presente che contestare o solo precisare una notizia inesatta pubblicata dai media tradizionali, è molto difficile se non impossibile. Mentre su internet chi dà informazioni false o inesatte viene contestato e magari sbeffeggiato, proprio per la facilità di accesso e di diffusione delle idee che è nella natura della stessa della Rete.
La Rete è il futuro per una vera libera informazione perché azzera le distanze geografiche e unisce le idee.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

un'apologia interessante

Marika Elisi ha detto...

Hai troppo ragione!! Scrivi altri post, tra te e Anton siete dei grandi!

Rebel82 ha detto...

Anche io la vedo cosi' anche se sono abbastanza impaurito che la lunga mano arrivi anche li'

Enrico Melloni ha detto...

Sono completamente d'accordo

Black121 ha detto...

Lorenzo ma fai politica?

Ferrini ha detto...

Anton il tuo blog sembra quello di Travaglio, stai prendendo anche ottimi autori. Bravo a te e a Lorenzo

Anton Milani ha detto...

Grazie a tutti a breve Lorenzo l'autore di questo articolo risponderà

Belfiglio Lorenzo ha detto...

Ciao a tutti,

vi ringrazio per gli apprezzamenti al mio articolo e rispondo brevemente alle domande.

Mi interesso di politica e storia contemporanea da molti anni ma soltanto nei mesi scorsi ho deciso di aderire ad un partito politico. Mi sono iscritto all'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro perchè lo ritengo l'unico partito che sviluppa seriamente i contenuti di cui parla in campagna elettorale. Alle prossime amministrative di Bologna mi candiderò come consigliere del quartiere Porto.

A mio modesto parere la Rete rimane l'ultima speranza per un'informazione libera e senza confini. Finchè non si risolverà il "conflitto d'interessi" che è presente in moltissimi settori della nostra società, in particolar modo in politca, ogni tentativo di regolamentazione non sarà mai indipendente e neutrale; ci sarà sempre il dubbio se coloro i quali creano le regole lo fanno nell'interesse del principio e quindi dei cittadini o del loro referente politico/datore di lavoro.

Arrivederci al prossimo post

Belfiglio Lorenzo

Miki Blogger ha detto...

Hai ragione, ho già parlato con Anton per a sua candidatura ora vedro' nel quartiere Porto di far girare il tuo nome.
Consiglio: Come ho già detto ad Anton scrivete molti post su vari argomenti e pubblicizzate questo blog perchè sono il metodo migliore per elezioni e notorietà
ciao

Perez12 ha detto...

Io sono di Bari e ho votato IDV alle ultime elezioni quindi vi auguro di conquistare Bologna!!

IanSolo ha detto...

Proprio perchè pensi cosi' della rete sfrutta questo blog per scrivere molti post.

Black121 ha detto...

Bene lo immaginavo. Bravi ragazzi spero non deluderete come gli altri politici...

Anton Milani ha detto...

Dipende dal perchè lo fai. Io sogno una rivoluzione culturale in tutti i settori e percio' bisogna partire dal motore di questi processi cioè la politica.